dal sito della Provincia di Rovigo
Incontro al Liceo Classico “Bocchi” con l’ esperienza degli operatori di Emergency
Sintesi dell'incontro con Giuseppe Villarusso di Emergency al Liceo Classico Bocchi di Adria, 8 febbraio 2007, a cura degli studenti.
L’8 febbraio 2007 alcune classi del liceo “Bocchi” di Adria hanno avuto l’opportunità di assistere ad un’interessante conferenza del dottor Giuseppe Villarusso, operatore dell’associazione Emergency. Egli, affiancato da un giovane collaboratore del gruppo di Rovigo, Francesco Casoni, ha spiegato qual è il ruolo a livello internazionale dell’organizzazione di cui fa parte. Abbiamo così appreso che Emergency è un’associazione non governativa che contribuisce a sostenere e a diffondere una cultura di pace. I suoi volontari si impegnano a fornire cure e riabilitazione alle numerose vittime civili di guerra nei paesi del terzo mondo; ma cercano anche di sensibilizzare l’opinione pubblica verso la questione della pace, così importante ieri e oggi. Un rapido accenno al modo di affrontare una guerra nei secoli passati, accompagnato dalla definizione di guerra moderna, ha permesso al dottor Villarusso di mettere a fuoco delle sostanziali differenze tra il passato e il presente. Fino al secondo conflitto mondiale, infatti, le controversie internazionali sfociavano sempre in scontri frontali tra eserciti rivali, evitando così di intaccare gli equilibri ambientali e civili. Con l’avvento della guerra moderna – di quella guerra che oggi qualcuno chiama “chirurgica” – tutto invece è cambiato: coloro che vengono maggiormente coinvolti sono i civili. In percentuale, il 34 % delle vittime di guerra è costituito oggi da bambini, il 26% da anziani, il 17% da uomini non combattenti, il 16% da donne e soltanto il restante 7% da combattenti. Più del 90% delle vittime, dunque, sono civili e la percentuale più elevata (il 60%) è costituita da bambini e anziani, cioè da soggetti deboli e incapaci di difendersi. E sono traumatiche le conseguenze psicologiche della guerra sia sul soggetto direttamente colpito (il quale potrà, per esempio, anche per tutta la vita dipendere da qualcun altro a causa delle mutilazioni o dei danni subiti), sia sulle persone che gli stanno intorno. Particolarmente rilevante diviene anche, in situazione di guerra, il problema del sostentamento: una famiglia privata del padre, ad esempio, è costretta a vivere in ristrettezze economiche e in difficoltà di altro genere, a volte quasi impossibili da sopportare. Vedove, orfani, bambini-soldato e profughi costituiscono solo alcuni degli “effetti collaterali” causati dalla guerra, la quale ha anche forti ripercussioni sull’ambiente del paese colpito. Primo fra tutti è il problema dell’approvvigionamento d’acqua. Quest’ultima, infatti, viene inquinata con sostanze chimiche per impedire ai combattenti degli eserciti nemici di rifornirsi del prezioso liquido; ma, utilizzando tale strategia, anche i civili vengono privati delle loro fonti d’acqua e spesso sono costretti ad attraversare zone vastissime per procurarsene la necessaria quantità. Ciò evidenzia una forte volontà di colpire non solo le persone che abitano il paese, ma il paese stesso. Enormi estensioni di terreno sono ricoperte, nelle zone di guerra, dalle mine antiuomo, le cui vittime sono soprattutto bambini che vedono questi ordigni come giocattoli da condividere con i propri amici, senza sospettare che si tratti invece di congegni creati con un solo scopo: mutilare o uccidere. E, nonostante i numerosi sforzi di varie associazioni che hanno organizzato una campagna per la messa al bando delle mine antiuomo, vengono inventati sempre nuovi tipi di mine, per continuare una strage interminabile. A partire dal ’94, Emergency ha deciso di intervenire in modo radicale per alleviare le sofferenze delle vittime di guerra. Ha creato l’unico ospedale gratuito in Afghanistan, un paese che da decenni è segnato da conflitti; la gratuità dei servizi per Emergency è molto importante, poiché permette a chiunque di usufruire di prestazioni essenziali, indipendentemente dal reddito. Inoltre Emergency cerca di provvedere alla formazione di personale locale dei paesi in cui opera; ciò, oltre a ispirare fiducia nei pazienti dell’ospedale, contribuisce anche a fornire lavoro a persone del luogo. Purtroppo, però, la strada per raggiungere l’obiettivo finale è ancora molto lunga e faticosa. Qual è esattamente questo obiettivo? E’ la fine delle lotte e dei conflitti violenti tra popoli e nazioni: un obiettivo raggiungibile solo attraverso la concordia e una serena tranquillità di rapporti tra le persone. E’ proprio per raggiungere questo scopo che si deve cercare - attraverso l’informazione e la divulgazione dei terribili avvenimenti che sono accaduti, e stanno ancora avendo luogo, nei paesi interessati dalla guerra - di risvegliarci dal torpore in cui siamo costretti a vivere, di aprire gli occhi alle nostre coscienze: a noi, che abitiamo le nazioni del mondo più avanzate culturalmente e però, spesso, responsabili delle guerre che si combattono lontano, impegnate esse stesse in queste guerre. Dobbiamo riflettere su una realtà che ci coinvolge, ci sconvolge e che spesso ci viene tenuta nascosta, o che - come avviene nella maggior parte dei casi - semplicemente scegliamo di non vedere. Tutte le persone che lavorano per la pace e per un mondo migliore cercano di farci capire che la guerra non si combatte con la guerra, ma con l’altruismo, la bontà e la carità; caratteristiche che ormai molte persone hanno perso, sostituendole con l’egoismo e la bramosia di potere. L’altruismo, che è l’anima e il cuore di Emergency, dovrebbe costituirsi come valore dentro ciascuno di noi; ma, purtroppo, la realtà sembra dire che, se anche un giorno la guerra dovesse fermarsi, essa non finirà mai veramente: anche se le armi venissero abbandonate, la guerra resterà per molto tempo nelle coscienze, nei cuori, nelle vite e sui corpi mutilati di coloro che l’hanno vissuta, fisicamente ma anche e soprattutto con il cuore e con l’anima. Per questo è necessario che tutti, indifferentemente, manifestiamo una volontà di pace e un forte impegno nella collaborazione con Emergency e con altre associazioni che, pur non potendo eliminare i conflitti, hanno sicuramente la capacità e i mezzi per aiutare coloro che ne resteranno per sempre segnati, indicare agli altri una via da seguire. Dovremmo forse fermare tutti le nostre menti che corrono continuamente alla ricerca di un benessere effimero, fermarci ad ascoltare un mondo che urla la necessità di attenzione al valore della persona: non l’attenzione di un attimo, quella del momento in cui scorre l’immagine alla tv, il tempo della lettura di un articolo, o dell’ascolto di una testimonianza, ma il tempo dell’ascolto di noi stessi per capire come, nella nostra quotidianità, possiamo cominciare un nuovo percorso di pace, e magari accorgerci che la pace si costruisce anche a partire da un cambiamento dei nostri rapporti con gli altri.
Alice Tosetti, Alessandra Rolfin, Ilaria Elefante, Desiré Zanellato della classe V A Linguistico del Liceo “Bocchi” di Adria
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