E' una risposta concreta a chi sostiene che non c'è alternativa all'uso delle armi, la testimonianza del medico veneziano Gabriele Risica, che ieri sera ha raccontato al pubblico del Teatro Duomo di Rovigo la sua esperienza di cardiologo in Africa con Emergency.
In queste settimane dominate dalla logica della guerra inevitabile, Risica ha suggerito al pubblico rodigino un'altra via, raccontando quanto costruito da Emergency dal 1994 ad oggi nei paesi in cui la guerra ha distrutto cose e persone: oltre il 90% delle vittime delle guerre contemporanee sono civili, in larga misura donne e bambini. Emergency è scesa al loro fianco in paesi come Afghanistan, Cambogia, Iraq, Sierra Leone e infine a Karthoum, in Sudan, dove ha avviato il primo e unico centro di cardiochirurgia avanzata (e completamente gratuita) di tutto il continente africano.
"Si pensa che le principali emergenze nei paesi poveri siano malattie come la malaria o la tubercolosi - spiega Risica - In realtà i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità indicano che le malattie cardiache sono la principale causa di morte al mondo e se in Occidente riguardano gli ultrasettantenni, in Africa colpiscono ragazzi di vent'anni. Si tratta di patologie da noi ormai sconfitte, come le febbri reumatiche: una tonsillite non curata, ad esempio, può causare un'infezione che colpisce anche l'apparato cardiaco".
Risica, che opera in Africa con Emergency dal 2005, ha raccontato la sfida di una medicina gratuita e di alta qualità, in paesi in cui tutte le cure sono a pagamento e spesso scadenti: "Partiamo dal presupposto che qualunque cittadino del mondo ha diritto alle stesse cure e agli stessi livelli di assistenza, che abiti in Africa o in Nord America. Significa garantire l'universalità dei diritti, come richiesto dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Se i diritti non sono di tutti, sono solo privilegi".
La storia di Risica non è solo l'esperienza umana di un medico appassionato del proprio mestiere e desideroso di metterlo al servizio dei più fragili. E' anche la testimonianza che una via alternativa alla guerra e alla violenza c'è: "Quando abbiamo aperto il primo centro pediatrico in Afghanistan molti pensavano che i mariti mai avrebbero permesso alle donne di uscire di casa per farsi visitare da un medico. Oggi nel nostro reparto nascono e vengono accuditi migliaia di bambini ogni anno". Una via che passa attraverso piccole pratiche concrete, ma che può generare balzi enormi, come l'accordo siglato da nove paesi africani, molti in guerra tra loro per anni, per condividere una rete di cliniche gratuite per lo screening dei pazienti da destinare al centro cardiochirurgico di Karthoum. O come l'introduzione della sanità gratuita, su spinta di Emergency, in paesi in cui ogni cura e perfino l'accesso all'ospedale era a pagamento.
Per ribadire che è possibile un mondo senza violenza, ma fondato su giustizia, rispetto e uguaglianza di diritti, Emergency lancia l'appello a una mobilitazione generale. Contro la guerra alla Libia e contro tutte le guerre gli attivisti, i simpatizzanti e la società civile sono invitati a scendere in piazza il prossimo 2 aprile, per ribadire che l'Italia ripudia la guerra, ogni guerra.
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